Intervista esclusiva ad Andrea Bocelli
Una voce unica che ha conquistato folle intere.

di Costantino Salis,
Scrittore & Presidente del Comites Grecia
E’ tra le star della “Walk of Fame” di Hollywood, ha cantato per tre Papi, per i reali inglesi e per quattro Presidenti degli Stati Uniti.
Ha pubblicato 23 album e venduto oltre 90 milioni di copie. Il maestro Andrea Bocelli, tenore conosciuto in tutto il mondo, in questa intervista esclusiva che mi ha gentilmente concesso, racconta il suo rapporto con l’ Italia e la Grecia, le contrarietà che per anni ha vissuto prima di arrivare, piuttosto tardi, all’ambito e meritato successo. E ancora, risponde ad una serie di domande filosofiche: qual è il suo eroe omerico preferito e quale dio dell’ Olimpo vorrebbe essere. Dice che la mitologia espressa dalla civiltà greca lo ha sempre affascinato, inoltre ammette che l’ Italia, come d’ altronde tanta parte del mondo, ha un debito culturale grandissimo nei confronti della Grecia, culla della civiltà occidentale. Parla del suo rapporto col destino e dei suoi sogni. Se è vero che l’ Italia è da sempre considerata il Paese del bel canto, Andrea Bocelli ne è uno dei maggiori esponenti. Da oltre trent’ anni ci rende orgogliosi nel mondo, e la speranza è che ciò continui per molto tempo ancora.
All’ inizio della Sua carriera ci sono stati dei momenti in cui ha pensato di non farcela?
Mi sono affermato piuttosto tardi, superati i 35 anni. Dunque ho collezionato, per anni, tante porte chiuse ed una robusta gavetta fatta sovente di contrattempi e occasioni “andate storte” che hanno ritardato l’inizio della mia carriera. Una parte di me, all’epoca, arrivava a comprendere come le contrarietà fortifichino, ma non ero esente da frustrazione e sofferenza. Più volte mi sono trovato a pensare che il destino non mi avrebbe permesso di avverare il sogno di rendere la mia più grande passione, la musica, una professione… Ero pronto a guadagnarmi da vivere facendo l’avvocato.
Crede nel destino?
Concepire una vita nella convinzione che sia il caso a sovrintenderla, è poco conveniente e poco logico. Credo che la nostra esistenza non sia casuale, ma che sia viceversa frutto di una volontà intelligente che ci ha voluti e amati. Sono certo che nella mia vita ci sia una regia che mi ha permesso di essere chi, oggi, sono. Si sono verificati alcuni avvenimenti significativi che, pur non avendone prove tangibili, ho chiaramente percepito… Fatti, piccoli e grandi, che mi rendono convinto di quanto affermo.
Per fare il cantante, una bella voce è solo uno degli ingredienti. Ci vuole determinazione, spirito di sacrificio, una volontà di ferro, caparbietà, fiducia in sé, intelligenza, umiltà e anche un pizzico di narcisismo.
Si arriva al successo solo grazie al proprio talento o ci vuole anche fortuna?
Un talento specifico (che è sempre un dono e non si può acquisire) temo sia la conditio sine qua non. Ma certo non basta a innescare risultati vincenti. Ci vogliono tante doti (e qualche difetto), e neppure così il risultato sarà mai certo: una carriera non si costruisce mai a tavolino. Per fare il cantante, una bella voce è solo uno degli ingredienti. Ci vuole determinazione, spirito di sacrificio, una volontà di ferro, caparbietà, fiducia in sé, intelligenza, umiltà e anche un pizzico di narcisismo.
Ha ancora sogni da realizzare?
Vivere in un mondo senza più guerre… E poi, sogno che il buon Dio mi conceda, fino a quando vorrà, di proseguire in questa meravigliosa avventura che è la vita, permettendomi di invecchiare insieme a mia moglie e alla nostra discendenza, avendo la gioia, un giorno, di cantare per i figli dei mei figli.
Qual e’ il suo ultimo pensiero o gesto scaramantico prima di salire sul palcoscenico?
In quasi trent’anni di concertismo, non ho mai fatto gesti scaramantici segreti: nessun escamotage particolare per mantenere l’autocontrollo. Essendo per natura un ansioso, l’unico modo per tenere a bada la trepidazione, quando mi esibisco, è sapere di aver fatto il mio dovere. La tensione che mi accompagna quando salgo sulla ribalta è mitigata dalla coscienza di aver fatto il possibile, con serietà, per affrontare il repertorio che propongo.
Lei e’ considerato meritatamente l’erede diretto del Mo Luciano Pavarotti: in una ipotetica conversazione con il Mo Pavarotti, che cosa gli direbbe?
Lo ringrazierei ancora una volta, confermandogli la mia sconfinata ammirazione, ribadendo quanto io sia convinto di non potere in alcun modo essere all’altezza del suo meraviglioso strumento, della sua innata, superlativa sensibilità per il fraseggio. Pavarotti è un artista immortale ed è stato per me un grande amico, un uomo dalla vitalità straordinaria, un maestro ma anche un compagno di palcoscenico capace di dare coraggio e buonumore.
Che sensazione ha avuto del pubblico greco e della Grecia quando vi ha tenuto dei concerti?
Sono lieto di poter ribadire come in Grecia io abbia molti amici e, per tante ragioni, mi sento a casa.
Ogni volta che ho il piacere di esibirmi in quella terra verifico il rapporto di grande empatia con un pubblico partecipe e generoso, che ogni volta mi accoglie con calore ed una speciale benevolenza.
Come è noto la Grecia chiede da moltissimi anni la restituzione dei Marmi del Partenone dal British Museum. Qual è la sua posizione in merito a questa questione?
Temo di non avere le competenze né le informazioni necessarie per prendere una seria, ponderata posizione sul merito. Certo è che la storia di tante nazioni è fitta di opinabili acquisizioni quando non di veri e propri saccheggi, subiti nei secoli passati (anche in tal senso, Italia e Grecia credo siano affratellate).
Qual è il suo eroe omerico preferito e quale dio dell’Olimpo vorrebbe essere?
Sono molti, gli eroi le cui gesta mi hanno rapito, fin dal primo approccio ai testi omerici e dunque dall’adolescenza. A doverne nominare uno, il primo che mi torna alla mente è proprio Odisseo… Ulisse. Quanto agli dei dell’Olimpo, la mitologia espressa dalla civiltà greca mi ha sempre affascinato, e con essa quel pantheon gerarchico di divinità che riproducono le forze terracquee. In realtà non mi sono mai identificato con alcuno tra loro, ma stando al gioco proposto, cito Apollo, poiché legato all’arte, alla poesia, alla musica.
L’Italia, come d’altronde tanta parte del mondo, ha un debito culturale grandissimo nei confronti della Grecia, culla della civiltà occidentale.
Cosa rappresenta per Lei il binomio Italia – Grecia?
È un binomio che esprime affinità culturali, storiche e geografiche molto forti. L’Italia, come d’altronde tanta parte del mondo, ha un debito culturale grandissimo nei confronti della Grecia, culla della civiltà occidentale.
In qualità di Presidente del Comites le posso garantire che i nostri connazionali italiani, ma anche i greci, saranno molto felici di vederLa e ascoltare ancora una volta la Sua magica voce in Grecia. Vuole gentilmente rivolgere un saluto o un messaggio alla nostra comunità italiana in Grecia e a tutti gli Italiani residenti all’ estero?
Vorrei cogliere l’ occasione per informarvi che terro’ un concerto nell’ estate del 2023, il 18 luglio in Grecia, allo Stadio Olimpico di Atene.
Sarò felice e onorato di poter salutarli di persona, nella certezza che i miei connazionali abbiano mantenuto vivi quei valori per i quali mi sento orgoglioso di essere appunto italiano. La forza creativa, intellettuale, emotiva del nostro paese, quando positiva e solare, fa sognare il mondo: abbiamo una storia straordinaria, eccellenze in ogni campo, un numero impressionante di tesori, splendide tradizioni ed una diffusa cultura enogastronomica. Com’è noto, l’italianità resta sempre un fil rouge rilevante dei miei concerti. Ovunque si ha sete di cultura italiana e per me, così come per i tanti italiani che vivono all’estero, credo sia un privilegio e un dovere, divulgare quella civiltà della bellezza che il nostro paese sa esprimere.
La ringrazio di cuore, a nome di tutti gli Italiani residenti all’ estero, per aver dedicato il suo tempo per questa intervista.
Permessa la pubblicazione citando la fonte, www.comites-grecia.gr