Sanremo 2025: il Festival dell’Italia che non cambia mai

di Costantino Salis
Presidente Comites – Grecia
Sanremo è finito, e come ogni anno ci lascia con più domande che risposte. Ma stavolta le domande sono ancora più scomode. Possibile che in un concorso con così tante voci femminili nessuna donna sia riuscita a piazzarsi tra i primi cinque posti? Possibile che un gigante della musica italiana come Massimo Ranieri si sia classificato solo al 23° posto, e un’icona come Marcella Bella sia finita addirittura all’ultimo?
Se Sanremo è davvero lo specchio del Paese, allora il riflesso che ci rimanda è desolante. Ancora una volta, ci troviamo davanti a un festival che premia la prevedibilità, che gioca a fare il moderno ma poi si rifugia sempre nelle solite dinamiche. Le donne, che pure hanno portato brani di grande spessore, sono state sistematicamente ignorate nelle posizioni che contano. E non è una coincidenza. È la solita mentalità italiana che fa fatica a riconoscere davvero il valore artistico femminile, che si emoziona per un monologo sulla parità di genere ma poi, quando arriva il momento di votare, si rifugia nei soliti nomi maschili.
In questa strana edizione, la musica sembra essere diventata solo un sottofondo per uno spettacolo sempre più ingessato. I co-conduttori, figure fantasma che non lasciano traccia, appaiono come comparse dietro un unico protagonista assoluto, il conduttore-padrone che dirige tutto con precisione chirurgica. Anche quando qualcuno tenta di rompere lo schema, viene subito riportato all’ordine. Sanremo non ammette deviazioni. È come un meccanismo che si ripete, anno dopo anno, cambiando solo la superficie ma restando sempre uguale a sé stesso.
E allora viene da chiedersi: che senso ha, per chi vive all’estero, continuare a seguirlo? Dalla Grecia, come da altre parti del mondo, molti italiani lo guardano con sempre più distacco. Perché Sanremo non racconta la loro esperienza, non li include, non li rappresenta. Si parla di “tutta l’Italia”, ma di quale Italia? Quella dei codici televoto e delle polemiche sterili? Quella che ignora chi ha scritto la storia della musica e che sembra dimenticare che l’Italia è anche fuori dai suoi confini?
Alla fine, Sanremo si chiude con il solito sipario di cuoricini e pacche sulle spalle, come se tutto fosse andato bene. Ma per chi guarda da fuori, resta la sensazione che in questo festival non ci sia più spazio per le voci fuori dal coro. E forse è per questo che, ogni anno, ci si affeziona un po’ meno all’idea che Sanremo sia davvero “la festa di tutti”.
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