Non è solo una tazzina: il caffè per noi italiani è un rito e in quanto tale va vissuto, seguendo alcune prescrizioni che possono renderlo ancora più speciale
Il caffè, un rituale tutto italiano
Non è semplicemente una bevanda: il caffè è un rito che unisce l’Italia intera. Ogni giorno ogni italiano ne beve almeno uno, per un totale di 9,3 milioni di caffè l’anno, che sono un caleidoscopio di sapori e aromi da miscele sempre più raffinate, per questo capaci di rendere ancora più speciali le nostre pause.
Il caffè è anche questo: un break, un momento per fermarsi e pensare ad altro. Per questa (e molte altre ragioni) ci è mancato poco perché diventasse (anche) Patrimonio Immateriale dell’Umanità dell’Unesco: non ci è riuscito, ma per ora la candidatura de «Il caffè espresso italiano tra cultura, rito, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli» è stata solo momentaneamente accantonata perché sono in tanti a credere fermamente che l’intero mondo che ruota intorno al caffè vada tutelato.
Un mondo, appunto, che include anche le regole per gustare il caffè al meglio. La prima (di una lunga lista) riguarda i baristi perché sta a loro, nel porci la tazzina perfetta, seguire il principio aureo delle «tre c» servendocela cioè «calda, comoda e carica». A noi, consumatori, invece, il compito di maneggiarla (e non solo) come merita, seguendo regole del bon ton che poi sono essenziali per vivere l’esperienza del caffè in tutta la sua pienezza, anche dal punto di vista organoelletico.
di FABIANA SALSI